La rete stradale italiana è finita nel mirino delle
associazioni di autotrasportatori
all’indomani dell’ennesimo crollo di un cavalcavia. L’ultimo, in ordine di
tempo, è avvenuto sulla S.S. 231 nei pressi di Fossano (Cuneo), per fortuna
stavolta senza tragiche conseguenze in termini di vite umane perse.
C’è preoccupazione e allarmismo fondato, non solo dei
camionisti ma anche da parte degli automobilisti, perché sono già tre le
strutture crollate negli ultimi mesi che hanno causato la morte di alcune
persone. Ci si chiede a questo punto se è diventato pericoloso viaggiare lungo
le nostre strade, ma soprattutto in che modo vengono eseguite le opere di
realizzazione e a quali soggetti vengono appaltate.
Ed è proprio questo il punto, e cioè capire se i controlli
sulle infrastrutture già presenti e su quelle in programma vengono fatti in
maniera diligente e competente. Quello di Fossano, ad esempio, è un viadotto
costruito negli anni ’90, un’opera assolutamente giovane per la quale, fanno
sapere dall’Anas, non sono state registrate particolari criticità nei controlli
avvenuti.
Rimane il fatto che il crollo dei cavalcavia in Italia sta
diventando un problema serio. Per questo l’intero autotrasporto italiano chiede a gran voce alle istituzioni
di fornire risposte concrete: oltre ad individuare le cause dei cedimenti
strutturali, gli operatori di settore invocano la creazione di una squadra
speciale di verificatori che abbia il compito di valutare e conoscere lo stato
di salute dell’intera rete stradale italiana, non ritenendo evidentemente sufficiente
l’opera di manutenzione ordinaria da parte dell’Anas.
Le principali responsabilità delle morti sulle strade vengono
quasi sempre ascritte alla negligenza degli automobilisti, destinatari di numerose
campagne di sensibilizzazione; ma se poi a franare sono le stesse strade, allora
occorre fare parimenti con le istituzioni, a partire dal Ministero dei
Trasporti, il cui dovere è proprio quello di garantire una mobilità efficiente
e sicura nel nostro Paese.