Per il Governo uno dei nodi principali da sciogliere a
livello sociale, per migliaia di lavoratori un traguardo ancora lontano: la
chiamano pensione anticipata, un beneficio rivolto a diverse categorie
professionali, ma non per tutti coloro che operano nel comparto trasporto merci
e nel trasporto bisarca.
Facciamo riferimento in particolare alla cosidetta “Ape
Sociale”, ovvero una forma di prepensionamento a carico dello Stato che
consente di anticipare l’età pensionistica di 3 anni e 7 mesi rispetto all’età
pensionabile (da pochi giorni innalzata a 67 anni a partire dal 2019). Bene,
anche per il prossimo anno pare non ci siano novità sostanziali per quanto
riguarda i camionisti autonomi. La Legge di Bilancio 2018, infatti, nonostante preveda
l’ampliamento ad altre quattro categorie di lavoratori, non annovera questa
speciale categoria professionale tra quelle alle quali viene riconosciuto la
gravante di lavoro usurante.
Ed è proprio questo il punto cruciale che ha fatto indignare
e non poco le stesse associazioni di categoria, in primis Unatras e Anita. Il punto
è chiaro: il beneficio del prepensionamento gratuito è sì riconosciuto al
camionista, ma solo a quello dipendente. Ancora una volta, quindi, il Governo
ha adottato una misura discriminatoria tra lavoratori che svolgono lo stesso
tipo di lavoro. In sostanza, se sei un camionista dipendente di un’impresa di
trasporto e hai i requisiti necessari per chiedere l’uscita anticipata dal
lavoro svolgi un lavoro usurante e pericoloso; se invece sei un
autotrasportatore autonomo o artigiano, questa possibilità non è contemplata.
Questa decisione dell’esecutivo, senz’altro contraddittoria,
è destinata a generare differenze sociali tra lavoratori che svolgono
quotidianamente lo stesso lavoro e con i medesimi rischi, oltre a creare
ulteriore scompiglio nell’autotrasporto
italiano, alle prese con molte altre problematiche rimaste ancora irrisolte.