Dumping sociale e concorrenza sleale: due temi scottanti che rimangono
ancora privi di soluzioni condivise in Europa, almeno per quanto riguarda la
logistica e il trasporto bisarca.
Lo scorso 24 ottobre il Consiglio Europeo, formato dai ministri del lavoro
degli Stati membri, ha raggiunto un accordo sulla riforma del distacco
internazionale dei lavoratori a revisione della Direttiva del 1996.
Obiettivo del compromesso è quello di adeguare questa
normativa alle nuove condizioni economiche e del mercato del lavoro, rendendo
più trasparente le attività delle imprese nell’UE nel principio di concorrenza
leale. La questione principale riguarda appunto il distacco internazionale dei
lavoratori, ovvero i diritti dei lavoratori di uno Stato membro che prestano
temporaneamente la propria opera in un altro.
La nuova direttiva pone condizioni economiche e previdenziali
più eque per i “distaccati” a cominciare dalla retribuzione, che dovrà essere
paritaria a quella dei lavoratori del Paese ospitante, soprattutto in termini
di tariffe minime salariali. Il distacco, inoltre, potrà avvenire per un
periodo massimo di 12 mesi, prorogabile di ulteriori 6 previa motivazione
fondata dell’impresa che eroga i propri servizi e il nulla osta da parte delle
autorità del Paese nel quale il lavoratore è distaccato. Altro aspetto
importante è l’applicazione di tutti i contratti collettivi per i lavoratori
distaccati. In sostanza, quello che applica la nuova direttiva, le cui
disposizioni dovranno essere recepite entro tre anni dopo l’approvazione degli
organi comunitari, è una parità di trattamento tra lavoratori distaccati e
locali.
Ma se queste nuove norme varranno per tutti gli altri settori
economici, per il trasporto su gomma continueranno a valere quelle della
Direttiva del 1996, facendo rimanere irrisolte questioni controverse come la
concorrenza sleale. Non è un caso, infatti, che a volere che rimanga ancora in
vigore la vecchia normativa siano soprattutto i Paesi dell’est. Il motivo di
questa esclusione è da ricondurre al cosidetto “Pacchetto Mobilità dell’UE”,
vale a dire una corpus normativo riservato esclusivamente al trasporto su
strada mirato a rendere più ecologica la mobilità, a combattere il fenomeno del
lavoro nero e a garantire condizioni lavorative e di riposo più adeguate per
gli autotrasportatori.
Purtroppo, il problema rimane sempre lo stesso: fino a quando
le nuove disposizioni non saranno applicate, le condizioni sociali e remunerative
dei camionisti rimarranno quelle di 20 anni fa.