Il rincaro dei pedaggi autostradali sembra ormai essere diventato
una consuetudine che puntualmente si presenta ogni anno. L’ennesimo aumento scattato
lo scorso 1° gennaio, se da un lato non può far contenti gli automobilisti
italiani, dall’altro ha fatto letteralmente infuriare la classe degli
autotrasportatori e le imprese del trasporto bisarca, dando vita a una nuova protesta del comparto.
Quello che si registra da nove anni è un trend al rialzo che
si traduce in un aumento sistematico dei prezzi dei servizi autostradali: nel
2018 l’incremento medio delle tariffe è pari al 2,74% sull’intera rete
nazionale, con punte che superano addirittura il 52% (è il caso della tratta
Aosta Ovest-Morgex).
Se analizziamo nel dettaglio l’incidenza di tale fenomeno sulla
vita delle imprese italiane della logistica, è possibile comprendere meglio la
drammaticità della situazione. Il costo dei pedaggi autostradali, infatti,
incide per circa il 12% sui costi di gestione di un mezzo pesante: una
percentuale notevole che va considerata assieme ad altri costi di produzione
elevati come assicurazione, carburanti e costi del lavoro.
A formalizzare la protesta sono Anita e Confartigianato
Trasporti, che sottolineano come i
rincari abbiano interessato proprio alcune tratte strategiche della logistica
nostrana, come ad esempio l’asse autostradale Est-Ovest e la tratta per Genova.
Entrambe le associazioni di categoria, inoltre, concordano sull’inspiegabilità della
decisione di aumentare le tariffe da parte delle società autostradali, alla
luce degli incrementi del traffico registrati negli ultimi anni, e soprattutto sui
riflessi negativi di tali misure sulla crescita economica e la competitività
delle imprese dell’autotrasporto
italiano.