L’impennata del prezzo del petrolio nelle ultime settimane
sta mettendo in crisi non solo i milioni di automobilisti italiani ma soprattutto
le piccole-medie imprese dell’autotrasporto,
che hanno visto incrementare di svariate migliaia di euro i costi legati al
gasolio.
Un’indagine accurata della CNA dimostra come l’Italia sia il
secondo paese europeo con il maggiore prezzo del gasolio alla pompa alle spalle
della Svezia. Ad incidere pesantemente sono anche le accise, che insieme alla
tassazione arrivano a sfiorare il 60% del prezzo alla pompa. Certamente il
costo del carburante, che da solo costituisce il 30-40% dei costi di gestione,
non può essere considerato un problema superfluo per il comparto ma al
contrario un freno alla crescita e alla competitività delle nostre imprese,
soprattutto se confrontati con quelli dei paesi dell’Est.
Lo studio di CNA, infatti, ha dimostrato come i paesi che si
trovano in fondo a questa particolare classifica sono proprio quelli da cui
provengono maggiormente i pericoli dumping sociale e concorrenza sleale, nella
fattispecie Polonia, Bulgaria e Romania.
In sostanza, stiamo parlando di quei paesi che hanno
registrato notevoli aumenti di chilometraggio in tutta Europa negli ultimi anni,
a differenza del trasporto bisarca
e degli autotrasportatori italiani, che hanno invece visto diminuire il traffico
trasporto merci nazionale e volume d’affari internazionale anche in virtù di
una concorrenza poco incline a rispettare le regole in termini di orari di
lavoro riposi, contribuzione e cabotaggio ecc.