Le drammatiche conseguenze del crollo del ponte Morandi di
Genova emergono di giorno in giorno con sempre maggiore chiarezza: alla
sciagura umana segnata da 43 vite spezzate e centinaia di sfollati, si
aggiungono ovviamente anche le pesanti ripercussioni economiche a livello
locale e nazionale che riguardano da vicino anche il settore autotrasporto.
Il dato emerso dal censimento di Regione Liguria, Comune di
Genova e Camera di Commercio è a dir poco allarmante: sono 1432 le aziende
danneggiate direttamente o indirettamente a seguito del crollo del viadotto A 10,
95 delle quali con oltre 50 dipendenti. Genova, con il suo porto e le sue
infrastrutture, rappresenta da sempre uno snodo logistico fondamentale per l’intero
Paese negli scambi commerciali con l’Europa nord-occidentale, e in particolare
il ponte Morandi, che per i genovesi è stato il simbolo di unione delle due parti
della città. È facile dunque immaginare quali possano essere i danni economici
legati a questo drammatico evento.
Dicevamo dei danni subiti anche dall’intera categoria del
trasporto su gomma. Trasportounito ha stimato in oltre 6 milioni di euro in più
al mese i costi aggiuntivi che graveranno sulle imprese di autotrasporto e trasporto bisarca operanti a
Genova e nel bacino portuale di Sampierdarena. A determinarli sono soprattutto
un maggior chilometraggio e una ridotta velocità commerciale, con conseguente
minor produttività in termini di consegna. Tutto ciò senza considerare le
conseguenze a livello nazionale, con 400 imprese e circa 2000 camionisti ad
essere coinvolti direttamente.
In una situazione di emergenza di questo tipo si ritiene
pertanto indispensabile un piano di interventi da parte di istituzioni,
Autostrade, parti sociali e imprese al fine di evitare il collasso totale dell’attività
economica dell’intera zona colpita.